Salvoni: "Non possiamo abbassare la guardia, siamo noi gli artefici del nostro destino"

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Franco Antonio Salvoni

Un invito ad adottare comportamenti responsabili per affrontare la fase 2 dell’emergenza sanitaria, nella consapevolezza che la convivenza con il virus ci impone regole di prevenzione che caratterizzeranno a lungo il nostro modo di vivere. Arriva da Franco Antonio Salvoni, medico e consigliere comunale con delega alla sanità.

“Anche se il lock down è stato allentato tutti noi dobbiamo tener ben presente che il virus non è sparito né, per quanto se ne sa, ha perso la sua contagiosità e la sua virulenza – commenta Salvoni - Circola ancora tra noi e sembra che il contagio possa avvenire anche da soggetti asintomatici. Non possiamo abbassare la guardia. Rispetto a due mesi fa qualcosa è stato fatto, qualcosa è cambiato; disponiamo ad esempio di maggiori opportunità diagnostiche che ci permettono di effettuare più tamponi e i test sierologici sono divenuti di uso comune. Si conosce inoltre meglio la clinica della malattia e sopratutto si sta facendo luce sui meccanismi patogenetici delle sue complicanze che sono poi la causa della morte. Di conseguenza disponiamo di maggiori risorse terapeutiche, anche se non esiste a tutt'oggi una terapia specifica sicuramente valida ed efficace ed il vaccino è ancora lontano”.

“Il sistema sanitario, anche a livello locale, nelle scorse drammatiche settimane si è prontamente adattato, dotandosi di reparti ospedalieri specifici, aumentando la disponibilità di terapie intensive dedicate e anche sul territorio, vero snodo di intercetto della malattia, è stato messo in piedi un sistema di intervento medico e infermieristico specifico – prosegue il consigliere del gruppo consiliare Luca Menesini sindaco -. Inoltre è stato studiato un nuovo modello assistenziale per le Rsa che ospitano soggetti fragili e, come abbiamo potuto costatare, maggiormente vulnerabili”.

“Siamo forse più preparati ad affrontare una ripresa della malattia ma questa evenienza non può e non deve accadere – aggiunge Salvoni - E allora, avendo necessità di riprendere progressivamente tutte le attività sociali ed economiche proprie del nostro modo di vivere, sarà necessario mettere in atto in maniera scrupolosa tutte le norme igieniche e di comportamento. Facendo tesoro dell'esperienza acquisita, vedi il lockdown responsabilmente e quindi efficacemente condotto da tutti i cittadini, dobbiamo perpetuare una sorta di ‘chiusura’ al virus attraverso comportamenti e sistemi di prevenzione che in qualche modo continuino ad ‘isolarci’ dal virus. Certamente si tratta di un ulteriore sacrificio, basti pensare all'impossibilità di scambi affettivi tra persone che non si vedevano da mesi o anche alla necessità di imporre presidi protettivi a soggetti che non né comprendono appieno l'utilità. Non vanno trascurate neanche le limitazioni che comportamenti responsabili impongono alle attività economiche. Tutto questo è tuttavia necessario anche alla luce che l'insidia virale può essere ‘nascosta’ dalla mancanza di sintomi del soggetto potenzialmente contagiante”.

“Non possiamo, inoltre, cadere nell'illusione che sia tutto finito e non dobbiamo farci prendere da sentimenti di ingiustificato quanto pericoloso ottimismo – dice Salvoni - Tenendo a mente le sofferenze e i lutti che questa malattia ci ha causato, dobbiamo perseverare nelle condotte corrette ed applicarle in modo quanto più possibile scrupoloso. Siamo noi gli artefici del nostro destino. Non possiamo addossare compiti e responsabilità solo altrove; è sopratutto dentro di noi che dobbiamo cercare e trovare la soluzione”.

“Un atto di assunzione di responsabilità personale e collettiva è assolutamente imperativo – conclude -. Sarebbe drammatico assistere ad una ripresa dei contagi, del numero degli ammalati e dei morti. Le ripercussioni sociali ed economiche di un simile evento sarebbero catastrofiche; si aprirebbe un baratro davanti all'umanità. Ma ciò non accadrà; come si dice e si deve continuare a pensare, tutto andrà bene”.

 

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