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Persone durante il sopralluogo agli scavi archeologici di Tassignano

Un cane che per oltre 2000 anni è rimasto sepolto sotto il balneum, cioè  l’impianto termale, del sito archeologico DOMVS AEMILIA (Tax C) di Tassignano risalente al periodo tra il II e il I secolo avanti Cristo. È questo il ritrovamento più importante che emerge dalla campagna di scavi 2018 gestita dal Gruppo Archeologico Capannorese (Gac) sotto la direzione scientifica di Alessandro Giannoni e finanziata da Comune di Capannori, Fondazione Banca del Monte di Lucca e Istituto Comprensivo “Carlo Piaggia” di Capannori, che in questi giorni è alle fasi conclusive.

Il ritrovamento del cane, in buono stato di conservazione e deposto su un fianco in una fossa ricavata all’interno della fondazione del muro perimetrale ovest del balneum, costituisce la rara occasione per aprire uno spiraglio sulle  operazioni legate ai riti di fondazione nel mondo antico. La costruzione di edifici o insediamenti, infatti, obbediva a prescrizioni magico-religiose ancor prima che tecniche: queste prevedevano il sacrificio di cani e la loro deposizione rituale, cui si può attribuire tanto funzione purificatrice quanto di protezione per il nuovo abitato. Il rito, noto ma difficilmente documentabile proprio per la particolare posizione e giacitura delle deposizioni al di sotto delle strutture (che evidentemente se conservate ne impediscono il ritrovamento) trova alcuni confronti proprio nel periodo nel quale si inscrive la fondazione dell’edificio di Tassignano, tra il II e il I secolo a.C.

Il ritrovamento del cane è stato presentato stamani (venerdì) da Silvia Amadei, vice sindaca, Neva Chiarenza, funzionario responsabile della zona archeologica di Lucca, Alessandro Giannoni, direttore scientifico dello scavo,  Mauro Lazzaroni, presidente del Gac, Lamberto Serafini, consigliere di indirizzo della Fondazione Banca del Monte di Lucca e Francesca Bini, dirigente scolastico vicario dell’istituto comprensivo Carlo Piaggia di Capannori.

Proprio la particolarità del ritrovamento ha indotto gli archeologi a programmare lo “strappo” della deposizione, vale a dire la rimozione dello scheletro del cane col suo “pane” di terra al fine di preservarne l’integrità e consentirne lo studio in laboratorio e, eventualmente, la successiva musealizzazione all’interno della sezione archeologica del museo Athena di Capannori.

“I risultati emersi quest’anno confermano l’importanza storica del sito archeologico di Tassignano – commenta la vice sindaca Silvia Amadei -. Una valenza che siamo ben lieti di supportare e che auspichiamo possa essere valorizzata nel museo Athena, che già contiene preziose testimonianze del nostro territorio. Rilevante è anche la valenza formativa e didattica, perché vengono coinvolti in prima persona gli studenti, avendo così occasione di scoprire in prima persona il passato di Capannori”.

Lo scavo si inserisce nell’ambito del progetto Capannori Vetus del Gruppo Archeologico Capannorese, che mira alla creazione di un percorso archeologico che unisca i siti di Via Martiri Lunatesi e Tassignano col Museo Athena, come sottolineato da Mauro Lazzaroni (Presidente Gac). Anche Lamberto Serafini (Fondazione BML) ha sottolineato che la Fondazione sostiene questo scavo e il progetto Capannori Vetus per l’importanza culturale e sociale. 

Quella del 2018 è la quinta campagna di scavi, iniziata nel 2014, grazie anche alla famiglia Fanucchi di Tassignano che concesse al Gac l’utilizzo gratuito di una parte del proprio terreno dove sono stati fatti i ritrovamenti. Nello stesso anno iniziò la collaborazione con l’Istituto Comprensivo Carlo Piaggia volta all’organizzazione di uno scavo archeologico-didattico con la partecipazione diretta delle classi V della scuola primaria di Tassignano-Lunata.

Obiettivo della campagna di quest’anno, a cui hanno partecipato anche Fabrizio Burchianti, Elena Genovesi e Massimiliano Piantini, era completare le ricerche nell’ambiente e verificarne l’interpretazione come balneum: a tale scopo sono stati effettuati ampliamenti delle indagini nelle aree contigue all’ambiente le quali hanno fornito dati che confermano il quadro proposto, aggiungendo alcuni importanti tasselli alla storia del sito. In particolare ha trovato conferma la presenza, immediatamente a sud del balneum, di un ambiente dove si svolgevano attività connesse all’utilizzo del fuoco, evidentemente necessario al riscaldamento dell’acqua. Le indagini in tale settore, pur se non completate, hanno inoltre permesso di documentare un piano di frequentazione formatosi sui resti della demolizione delle strutture preesistenti. Tale piano ha restituito un ampio campionario di materiali riferibili al IV-V secolo d.C che testimonia una consistente frequentazione del sito in epoca tardo antica, connessa con una fase di spoliazioni delle strutture murarie dell’edificio del II secolo a.C.

Nell’area sono stati inoltre trovati due frammenti ceramici pre romani che potrebbero appartenere a un precedente insediamento. Questa, appunto, è solo un’ipotesi che potrebbe essere oggetto di successivi studi.

La storia del sito. La storia di questo insediamento è di almeno cinque secoli e ci parla di un edificio sorto lungo le sponde del fiume Auser, progenitore del  Serchio, al tempo della prima colonizzazione romana della piana di Lucca (180 a.C.), sviluppatosi nel I-II  secolo d.C. e vissuto fino a quando una sepoltura femminile –  Aemilia che appunto dà il nome a “DOMVS AEMILIA” – non ne segnò in età tardo antica (IV-V secolo),  la fine dell’uso abitativo a favore del l’utilizzo come area cimiteriale. 

Il sito di Tax C è stato individuato dal GAC grazie a ricerche di superficie concluse da saggi conoscitivi effettuati nel 2002, che portarono alla luce cospicui materiali archeologici e lembi di una pavimentazione in cubetti laterizi.

Dei tre ambienti per ora messi in luce dalle indagini, in particolare ha destato interesse l’ambiente C, interpretabile come balneum – o impianto termale – caratterizzato dalla presenza di una pavimentazione in cubetti laterizi e di una vasca per i bagni.

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